Sezione etno-antropologica


Questa parte rappresenta un piccolo esempio delle innumerevoli stanze e dei luoghi che è possibile visitare all’interno del Museo… giusto un’anteprima!

civiltà contadina

La stalla

Il contadino dell’epoca più povera e misera viveva con la sua famiglia in un monolocale che faceva da cucina, camera da letto e stalla per l’animale da soma; solo in un secondo momento si ampliò lo spazio abitativo. Entrando nella stalla, sulla destra, si osserva un modello dell’animale da lavoro che era per lo più il mulo, ma anche il cavallo o l’asino. Esso si cibava nella mangiatoia fatta di legno o di mattoni; sotto, si teneva il maialino e trovava posto la gabbia ove si allevavano le galline. Da osservare come per il contadino l’animale da lavoro (“a vestia”) costituiva il mezzo fondamentale che si accompagnava alle sue braccia nello svolgimento delle attività agricole. Il suo mantenimento costava poco in quanto nel corso dell’anno si utilizzavano per nutrirlo i prodotti della natura: la paglia in inverno, l’erba in primavera e, nel periodo della raccolta del grano, “a ristuccia”, ossia quanto rimaneva della mietitura. Se l’animale non lavorava, ci si limitava a dare solo paglia, altrimenti si ricorreva a semi più nutrienti come fave, orzo o avena che erano contenuti in una sacca (“sacchina”).

La camera da letto

museo civico

L’interpretazione di questo allestimento va fatta tenendo conto che in esso convergono elementi di diversa origine sociale; infatti, accanto ad oggetti del povero mondo contadino ne figurano altri propri di famiglie della piccola borghesia (“massari”, “gabelloti”). Sulla destra, si osserva il comò con la biancheria, ma va precisato che esso era tipico delle famiglie benestanti, mentre quelle povere (ed erano la maggioranza) per appendere i loro stracci si avvalevano delle rientranze dei muri e per conservare i panni si utilizzava una semplice cassa (“cascia”) molto lontana come fattura dalle cassapanche degli aristocratici. Anche le statuine di stucco non erano nella disponibilità dei contadini, che potevano decorare la loro casa con intrecci di spighe con significato augurale. I figli più grandi (spesso tanti) dormivano nel solaio, sempre in un letto di sacchi di paglia e con addosso una coperta che non sempre riusciva a coprire tutti! Il letto matrimoniale era fatto da due supporti (“trispa”), che sorreggevano delle tavole con sopra dei materassi. A dondolare sopra il letto è “a naca”, una sorta di piccola amaca riservata ai neonati e ai bimbi piccoli che la mamma faceva oscillare tramite un cordino nella speranza che il pargolo si addormentasse. Accanto al letto c’è il comodino con sopra lume e sveglia.

La cucina

cucina

Nella casa del contadino, considerate le misere condizioni economiche e il poco spazio a disposizione (si trattava quasi sempre di un monolocale intorno ai 30 mq) si ricavava una credenza, direttamente nel muro e vi si applicavano delle mensole in legno. Per quanto concerne il tavolo, c’è da osservare che spesso nelle povere case mancava ed era sostituito dalla madia (“maidda”), una specie di contenitore multiuso ove oltre a consumare i pasti, si lavorava la farina per fare il pane. Raccontano i nostri vecchi di una divertente oscillazione della madia: quando, infatti, ci si sedeva per consumare il pasto consistente spesso in una brodaglia di ceci, fave o cereali, i due commensali seduti ai lati corti avevano la meglio in quanto sollevando a turno la madia allontanavano il brodo riservandosi la parte migliore e nel contempo provocavano il curioso movimento. Lo stiramento dell’impasto di farina per farne la pasta avveniva su di una apposita tavola (“scanaturi”) e utilizzando un matterello di legno (“lasagnaturi”).