La flora


Le vetrine 12 e 13 contengono in totale 31 moduli con esemplari di erbario riguardanti cespugli, arbusti e piccoli alberi corredati da cartine di distribuzione e foto. Provengono da raccolte effettuate nel territorio che gravita attorno alla Piana di Gela e, particolarmente, presso la Sughereta di Niscemi. Nella foresta e nella macchia formano lo strato arbustaceo alla cui integrità è legata la biodiversità dell’ecosistema. Il sottobosco offre rifugio e cibo a molti animali e, per lungo tempo, con i suoi prodotti è stato di sostegno per l’economia della popolazione.

I protagonisti della macchia mediterranea

Nella vetrina 12 sono visibili campioni di arbusti propri della macchia mediterranea come la fillirea (Phillyrea latifolia), lo spazzaforno (Thymelaea hirsuta), specie che spesso caratterizza le garighe (formazioni vegetali susseguenti al degrado degli ambienti boscati); il mirto (Myrtus communis) noto ai locali come “murtedda”; il té siciliano (Prasium majus); il caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa), specie lianosa; il rosmarino (Rosmarinus officinalis), diffuso cespuglio aromatico  anch’esso protagonista delle garighe mediterranee; le eriche (Erica arborea ed Erica multiflora), dalla prima dei due si ricava il ciocco d’erica usato per farne pipe; il camedrio femmina (Teucrium fruticans), dalle caratteristiche foglie discolori (di sopra verdi, di sotto bianche candide, da cui il nome dialettale di “ricuttedda”); il cisto femmina (Cistus salvifolius), specie che si accompagna al cisto maschio (Cistus monspeliensis) pure col fiore bianco, ma più piccolo e con foglie più strette. Il riferimento sessuale nel nome italiano delle ultime due piante non ha alcun fondamento botanico, essendo ambedue le specie ermafrodite. Una terza specie di cisto è quello rosso (Cistus creticus) dai petali increspati e, come succede anche negli altri, caduchi, cosa che ne impedisce la commercializzazione. Anch’esso partecipa alla formazione delle garighe.


Zone argillose e arbusti con frutti appariscenti

 In luoghi aperti, nei pendii collinari argillosi e sulle sponde salmastre di invasi e valloni sono stati raccolti: la ginestra odorosa (Spartium junceum), le tamerici (Tamarix gallica e Tamarix africana), le salsole (Salsola kali e Salsola oppositifolia); dai suoli calcarei e rocciosi di contrada Ursitto proviene il ranno a foglie d’ulivo (Rhamnus oleoides), presente, in Italia, solo in Sicilia.  Nella vetrina 13 figurano altri campioni d’erbario raccolti nei boschi di Niscemi e di Santo Pietro: il biancospino (Crataegus monogyna) con piccoli pomi commestibili dopo ammezzimento; il corbezzolo (Arbutus unedo) pianta molto attraente soprattutto allorché mostra, in autunno, le sue bacche vermiglie (è opinione comune che abusandone si vada incontro ad uno stato di ubriachezza, da cui il nome dialettale di “mbriacotti”).

corbezzolo
Corbezzolo (Arbutus unedo)

La flora arborea

Nella vetrina 14 sono esposti otto moduli con campioni di specie arboree provenienti da aree e ambienti diversi del comprensorio (da quello boschivo a quello ripariale).  Nella metà sinistra, dall’alto, figura l’ontano nero (Alnus glutinosa), specie ad ampia diffusione in Italia, ma poco comune nel territorio ove è stato raccolto nella sua parte settentrionale lungo le rive del fiume Elsa. Segue, sotto, un rametto di olmo (Ulmus minor), specie diffusa in gran parte dell’Europa. È caratterizzato da frutti (samare) con semi contornati da un’ala (riquadro bianco). Frequenta ambienti moderatamente umidi e risulta quasi assente nelle contrade niscemesi (salvo lungo il torrente Terrana). Il terzo modulo presenta il platano orientale (Platanus orientalis), specie presente in Italia solo nelle estreme regioni meridionali e nella Sicilia orientale; ne è stata individuata una stazione presso il Vallone Granieri da dove proviene l’esemplare esposto. In fondo, infine, il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), essenza impiegata estesamente nei rimboschimenti di aree degradate e distrutte dal fuoco.

La vetrina 15, a sinistra, mostra un rametto di alaterno (Rhamnus alaternus) piccolo albero dalle foglie coriacee, più comune presso il bosco di Santo Pietro che nella sughereta di Niscemi. Sotto, il pioppo bianco (Populus alba) con le sue foglie bianco-tomentose nella pagina inferiore. Seguono leccio (Quercus ilex) e quercia spinosa, nota anche col nome di quercia di Palestina (Quercus calliprinos). Le leccete sono più diffuse nella zona del Calatino, ma a causa del degrado e dei tagli indiscriminati, mancano vetusti esemplari, come avviene per le sughere. Nella metà destra, in alto, il bagolaro (Celtis australis), specie frugale e adattabile, diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo e in Medio Oriente, favorita anche dalla mano dell’uomo. Sotto, il salice bianco (Salix alba), salicacea distribuita in tutta Europa (ad eccezione di Scozia e Paesi scandinavi). I due ultimi moduli riguardano la quercia da sughero (Quercus suber), specie dominante nella Sughereta di Niscemi e la roverella (gruppo di Quercus pubescens, da noi Quercus virgiliana).