Castelbuono,
1 novembre 2005
Abbondanza,
ricchezza e cornucopia di solito identificano la tanto desiderata
"fortuna". Tuttavia, non la pensa così un ragazzo
di 14 anni che, alla fine di una escursione montana sulle Madonie
esclama:
che fortuna oggi aver visto il codibugnolo fare acrobazie tra
i rami!
l'albanella reale planare dietro quel costone!,
l'adulto dell'aquila reale accompagnare il volo ampio e
sicuro di un immaturo!,
la lepre abbagliata dai fari mentre
attraversa la strada
!".
Simili espressioni difficilmente si sentono
tra i giovani tanto meno tra gli adulti. È proprio il caso
di dire "tutta questione
di cultura".
È successo sulle Madonne ad un gruppo
di escursionisti del CEA, Centro Educazione Ambientale di Niscemi,
partiti di buon ora per recarsi in località Piano Sempria
presso Castelbuono. Per arrivare si oltrepassata la città
del famoso naturalista Francesco
Minà Palumbo e si attraversa
un fitto bosco di querce e castani. L'ambiente è tipicamente
montano autunnale, i colori predominanti sono il giallo l'ocra
e il marrone, gli odori più intensi sono quelli dei muschi
e dei funghi, mentre gli alberi si spogliano lasciando cadere
le foglie che volteggiano lentamente e sfiorano i passanti prima
di toccare terra.
Piano Sempria è
un luogo aperto immerso tra roverelle secolari e agrifogli. Qui
veniamo subito attratti da un alberello raro e localizzato ornato
di strani frutti. Si tratta di Evonymus
europaeus, della
famiglia Celastracee, che per i colori intensi e per la forma
viene denominato "berretta da
prete".
Poco più lontano, tra le roverelle,
il singolare richiamo di un uccello attira l'attenzione del nostro
giovane esploratore Manuel Zafarana che esclama:
"tra i rami là
è un codibugnolo..!",
piccolo Aegithalidae di 13 cm, (compresa
la coda di 7 cm).
Proseguendo per il sentiero, incontriamo una roverella secolare
con una cavità nel tronco adibita a cappelletta votiva.
Da un punto panoramico osserviamo il fitto bosco sul vallone Gonato,
mentre in alto nel cielo planano due albanelle reali dalla inconfondibile
livrea chiara. Finalmente si arriva a Piano Pomo dominato da un
grande pagliaro. Qui la vegetazione si apre e manifesta i colori
intensi dei faggi, delle roverelle e degli agrifogli che sembrano
essere dipinti come in un quadro da mani maestre.
Il sentiero si inoltra in un fitto bosco. D'un tratto si fa buio
e i tronchi di agrifogli giganti svettano imponenti, mentre dalle
fronde la luce stenta a penetrare fino al suolo nudo. Il luogo
ci sorprende e rimaniamo stupefatti della singolarità dell'ambiente.
Quando gli agrifogli lasciano il posto ai faggi, il sentiero si
inerpica tra massi enormi la cui natura calcarea viene celata
da rigogliosi muschi e licheni. Faticosamente arriviamo alla croce
dei Monticelli a quota 1500 mt. nei pressi di Cozzo Luminario.
Qui il panorama lascia esterrefatti e lo sguardo si perde all'orizzonte
sul mare. Sotto si estende il fitto bosco di Macchia
dell'Inferno che annovera diversi
esemplari di querce di notevoli dimensioni. La più grande
fra tutte raggiunge 10 metri di circonferenza e 12 di altezza
con una chioma ampia da coprire una superficie di 200 m².
Dopo una ricognizione scegliamo un posto
panoramico dove poter consumare un panino. Di tanto in tanto l'attenzione
viene attratta da gracchio di un corvo imperiale o dal volo in
picchiata di un falco. Ma, improvvisamente, appare dalla cresta
della montagna il volo ampio e planato
di due grandi sagome subito raggiunte da una terza.
Con l'aiuto del binocolo riusciamo a distinguere in una di esse
due macchie chiare alla base
delle remiganti primarie e delle secondarie esterne. Dibattiamo
per un pò sul tipo di silhouette e a quale specie appartenga.
Tutti i nostri dubbi vengono poi chiariti consultando il manuale
degli uccelli che accompagna sempre le nostre escursioni.
Così appuriamo che
l'esemplare con le macchie chiare è un immaturo di aquila
reale, mentre gli altri due, uniformemente scuri sono adulti
della stessa specie. Per parecchi minuti volteggiano, scrutano,
planano, sfruttano le correnti ascensionali sotto i nostri occhi
che certo non sono abituati a vedere uno spettacolo simile.
Appagati, proseguiamo per la via del ritorno
e nel pomeriggio facciamo tappa a Castelbuono
per visitare il
museo di scienze naturali "Francesco
Minà Palumbo" dove
sono conservati ed esposti reperti di botanica, zoologia, paleontologia,
mineralogia e antropologia. Il museo ha una notevole importanza
scientifica e culturale, ma qualche
etichetta e didascalia in più ad
opera dei curatori non guasterebbe l'esposizione dei reperti e
sarebbe sicuramente gradita al visitatore.
Maestoso nel punto più alto della
cittadina si erge il castello
trecentesco dei Ventimiglia ora
ristrutturato e sede di una mostra permanente di arte contemporanea.
Al suo interno si trova una suntuosa cappella palatina ornata
di marmi che custodisce il santuario di Sant'Anna con il teschio
della Santa. I lavori furono affidati dal principe Francesco Rodrigo
nel 1683 ai Serpotta, estrosi maestri del Seicento.
Così,
soddisfatti della giornata, nella via del ritorno, riscorriamo
i momenti più significativi, i colori, gli odori, le emozioni,
le fatiche, le meraviglie e a turno esclamiamo:
"oggi è stato un giorno fortunato
!"