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FARFALLE NOTTURNE: MACROETEROCERI 1
DELLA R.N.O. “SUGHERETA DI NISCEMI” E DINTORNI

(LEPIDOTTERI ETEROCERI)

ECOLOGIA E DISTRIBUZIONE
NEL TERRITORIO


Bruco di papilionide con osmeterio


Sfarfallemnto di Cacyreus marshalli

Bruco di Cacyreus marshalli

M. Gibliscemi: Lecceta della valle dell'aquila

I Lepidotteri diurni si possono incontrare sia lungo le coste che sulle montagne, sebbene gli orizzonti superiori, con i loro fattori climatici limitanti, tendono ad ospitare una lepidotterofauna particolarmente adattata. In ogni caso, le altitudini raggiunte in media da questi insetti raramente raggiungono i tremila metri (es. Melanargia galathea).
Il territorio in esame comprende il litorale di Gela, l'omonima Piana e le colline del tavolato niscemese ad oriente e quelle arenacee ad occidente; compresi alcuni rilievi a settentrione culminanti con Monte Scala (781 m). La fauna lepidotterologica si presenta abbastanza omogenea, sebbene alcune specie sono apparse meno "litorali" e reperibili solo all'interno. Su tale diversità influisce relativamente l'altitudine, poiché la morfologia del luogo è prevalentemente collinare, varia invece sensibilmente il clima, che lungo i valloni e sulle alte colline dell'interno offre maggiori condizioni di frescura ed umidità, anche in estate, quando la piana e le alture prospicienti appaiono brulle ed arse. In questi ultimi ambienti è stato riscontrato il 20% delle specie elencate.
Altra considerazione di tipo ecologico riguarda la tipologia degli ecosistemi propri del comprensorio considerato. In esso insistono tre riserve naturali orientate già istituite, e cioé il Biviere di Gela, la Sughereta di Niscemi e il Bosco di S.Pietro. Le ultime due racchiudono superfici boscate che, nonostante l'impatto antropico devastante, conservano ancora pregevoli aspetti paesaggistici e floro-faunistici.
Sotto il profilo lepidotterologico, sono senz'altro queste ultime ad offrire maggiore diversità biologica rispetto alle zone umide. Alcune entità, infatti, sono state osservate esclusivamente all'interno dei querceti e la loro sopravvivenza dipende dalla salvaguardia di questi ecosistemi relitti, ci riferiamo soprattutto alla Zerintia, al Silvano azzurro, alla Tecla del leccio e alla Callofride.

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