Tracce
di preistoria sui Nebrodi
I Nebrodi, un tempo regno dei cerbiatti, di orsi, di lupi e di
daini, hanno ospitato sicuramente la civiltà preistorica
del Neolitico (VIII millennio a.C). In quel periodo, intorno al
5.000 a.C. si afferma il commercio dell'ossidiana, preziosa materia
prima per la costruzione di utensili.
L'esigenza di esportare questo materiale, dalle vicine Isole Eolie
nel resto della Sicilia, obbligava l'uomo del Neolitico ad attraversare
la dorsale dei Nebrodi lungo delle vie di cui oggi si conoscono
poche tracce. Di sicuro, per la scelta di tali percorsi, doveva
risultare fondamentale la vicinanza ad una sorgente che assicurava
acqua pulita e priva di malattie.
A convalidare tale teoria è il ritrovamento di una lama
di ossidiana in ottimo stato di conservazione a pochi metri dalla
Sorgente Balestra, nel fitto bosco di Mangalaviti. Ciò
testimonia inequivocabilmente il transito dell'uomo del Neolitico
sui Nebrodi per il commercio dell'ossidiana di Lipari
Nel Neolitico, ultimo periodo dell'età della pietra, quali
materiali venivano utilizzati?
LA
SELCE
Nel Neolitico si assiste a una intensa lavorazione
della selce, che veniva utilizzata per la
caccia o come utensile. L'uomo del Neolitico andava alla
ricerca della selce migliore, così dopo aver individuato
un giacimento, la vena di selce veniva seguita scavando in profondità.
La selce di buona qualità, purtroppo, non è molto
diffusa e di facile reperibilità. Essa abbonda nel Nord
della Francia e nell'Inghilterra meridionale mentre è assente
in altri posti.
Per questo motivo, nel Neolitico la selce
rappresenta una risorsa strategica di vitale importanza, e veniva
scambiata anche a notevoli distanze dal luogo di produzione.
Ciò vuol dire che la selce scavata in un sito archeologico
non è necessariamente locale, ma può anche essere
stata importata.
Attraverso lo studio dei manufatti di selce si può risalire
alle vie di scambio di queste popolazioni e stabilire con esattezza
la provenienza del manufatto partendo dal tipo e dalla quantità
degli elementi chimici contenuti.
Come si forma la selce?
Un giacimento di selce si forma tra strati di carbonati, per lenta
sostituzione dei carbonati con il più stabile quarzo (SiO2).
La selce quindi si forma da cristalli di quarzo attraversati da
vene imbevute di acqua. L'acqua, a sua volta, porta nella selce
gli elementi chimici tipici dell'ambiente di formazione. In linea
di principio, gli elementi chimici presenti in una selce locale
sono diversi da quelli presenti in una selce importata, perché
l'ambiente di formazione delle due selci è diverso. In
generale ogni giacimento di selce è diverso dagli altri
per tipo e quantità di elementi chimici.
L'OSSIDIANA
Nel Neolitico, oltre alla selce, venivano
lavorati anche altri materiali naturali come ad esempio l'ossidiana.
La dura ma fragile ossidiana, è un vetro
vulcanico che si trova in pochi punti del Mediterraneo:
nell'isola di Lipari, Pantelleria, Sardegna,
nell'isola Egea di Melos, in Anatolia, Armenia, nei Carpazi.
Per questo si sviluppo un fiorente commercio e Lipari fu il centro
di esportazione dell'ossidiana in tutto il bacino di questo mare.
L'ossidiana, nel Neolitico, era il materiale più tagliente
che l'uomo avesse a disposizione, più tagliente della selce
ma assai meno robusta, per cui si prestava solo per usi specializzati
(punte di frecce, lame di coltelli,
ecc). Veniva staccata a blocchi dalle
formazioni vetrose che si intercalavano nella colata lavica o
la raccoglievano sotto forma di bombe, frammiste negli strati
di pomice, e la lavoravano nei loro insediamenti per ridurre i
blocchi in nuclei regolari, dai quali fosse possibile trarre per
percussione indiretta le belle lame taglienti che si potevano
esportare.
Negli insediamenti di Lipari vi è infatti una enorme quantità
di schegge, costituenti lo scarto di questa lavorazione.
Come si forma l'ossidiana?
L'ossidiana è un prodotto dell'attività
vulcanica. All' interno dei vulcani l'ambiente e riducente e la
temperatura è così alta da fondere i silicati. Questa
roccia silicatica fusa (lava), a contatto dell'aria, si raffredda
rapidamente dando l'ossidiana. Raffreddandosi
rapidamente gli atomi del fuso non hanno il tempo di ordinarsi
per formare un cristallo, dando così
un liquido sottoraffreddato. L'ossidiana
è un vetro naturale, simile ai vetri prodotti
dagli umani. Si presenta con grande varietà di colori a
secondo delle impurezze contenute, dovute agli elementi chimici
specifici del sito vulcanico. Questa specificità permette
di conoscere, in linea di principio come per la selce, la provenienza
delle varie ossidiane perché ogni sito vulcanico è
diverso per tipo e quantità di elementi chimici.
V.
Liardo