Rocce e minerali


minerali museo niscemi

Non solo pietre, ma forza della natura!

Quelle che comunemente si chiamano pietre sono in realtà complessi aggregati di sostanze sui quali hanno agito il tempo e le forze della natura; esse ci possono rivelare eventi della storia geologica. Prese singolarmente, dette sostanze formano i minerali che spesso attraggono per il luccichio, i colori e le forme cristalline. Considerate le formazioni presenti nel territorio, tutte di natura sedimentaria, non c’è una grande varietà mineralogica come presso altri luoghi; sarebbe meglio dire che i minerali ci sono, ma sono in cristalli troppo piccoli per essere apprezzati.

Uno sguardo alla vetrina

In alto, a sinistra, viene trattata la minerogenesi vulcanica cioè relativa ai principali minerali che si formano dal consolidamento dei magmi, ossia dalle rocce fuse.

Tra i campioni esposti, il granito (roccia intrusiva formata principalmente da quarzo, ortoclasio e mica nera) e il basalto dell’Etna, roccia effusiva formata in buona parte da minerali di ferro (anfiboli, pirosseni, augite, olivina). Effusive sono pure la pomice e l’ossidiana, aventi stessa composizione, ma aspetto molto diverso: bianca e leggera la prima, nera, compatta e vetrosa l’altra.

La minerogenesi sedimentaria è propria di quei minerali legati ai processi di erosione delle rocce. Le evaporiti sono rocce che si formarono nel Miocene superiore quando il mare Mediterraneo cessò gli scambi con l’Atlantico e le sue acque evaporarono formando una successione di depositi (Serie solfifera siciliana, sul ripiano in alto). Possono ricondursi a questa minerogenesi: celestina, diaspro, gesso e dolomite.

gesso rondine
Gesso, caratteristica geminazione “a coda di rondine”, allungato a formare cristalli pseudo-esagonali.

 La minerogenesi metamorfica si ha quando pressione e temperatura modificano le rocce senza portarle alla fusione. Gli effetti variano in base alla profondità; quando questa è elevata, si formano i minerali di catazona (cromite, spessartina, cordierite, ortoclasio), mentre a profondità minore si generano quelli di mesozona (biotite, cianite, almandino, staurolite, orneblenda, granato) e di epizona, come grafite, serpentino, epidoto, talco, clorite, muscovite.

Approfondimento: la selce e l’ossidiana

Migliaia di anni fa, nei villagi sperduti dei primi popoli siculi, per la maggiore durezza, al basalto veniva preferita la selce, di cui si ritrovano con facilità percussori, nuclei, schegge e diversi utensili preistorici. Questa roccia amorfa ha accompagnato l’uomo nella sua evoluzione in ogni parte del mondo. A conferma di ciò, sono le punte di frecce prodotte dai nativi americani e dei quali se ne riportano alcuni manufatti moderni. A competere con la selce, era indubbiamente l’ossidiana, vetro vulcanico presente a Lipari (pura) e Pantelleria (con germi di quarzo) e quindi di non facile reperibilità. La punta (pic), un utensile di utilizzo minerario, proviene dalla foce del fiume Coghinas (Sardegna).

selce niscemi
Reperti preistorici trovati nel comprensorio di Niscemi ed esposti presso il Museo Civico