Le farfalle autoctone


farfalle niscemi

Farfalle notturne

Nella stanzetta dedicata agli insetti si espongono: Lasiocampidae, Zygaenidae, Saturnidae e Cossidae. Dei primi fa parte il comune bombice della quercia (Lasiocampa quercus) propria dell’habitat boschivo ove il cui bruco divora foglie di cisto. Ne sono esposti diversi esemplari con bozzoli e se ne rimarca il dimorfismo sessuale. Più legata ai campi coltivati a foraggere e ai prati erbosi è il bombice del trifoglio (Lasiocampa trifolii). Sempre dalla sughereta, proviene il bombice detto “foglia morta della quercia” (Gastropacha quercifolia) per lo straordinario aspetto mimetico.

Gastropacha quercifolia (Foto: Manuel A. Zafarana)

Nell’ultima cassetta di sinistra, figurano esemplari di pavone maggiore (Saturnia pyri), la più grande farfalla europea, purtroppo in fase di sensibile declino. Stessa cosa dicasi per il pavone minore (Eudia pavonia, sinonimo di Saturnia pavonia), grosso eterocero le cui femmine si distinguono dai maschi per la taglia maggiore e per i toni grigi. Non corre rischi il comune e poco gradito perdilegno bianco (Zeuzera pyrina), cosside la cui larva divora i tessuti legnosi di piante coltivate e selvatiche (faggi, querce, aceri, meli, peri, cotogni).

saturnia
Saturnia pyri

Farfalle diurne

La prima cassetta della parte sinistra della teca conserva alcuni papilionidi nostrani alquanto noti al grande pubblico: il macaone (Papilio machaon) e il podalirio (Iphiclides podalirius). Particolare interesse riveste la zerintia (Zerynthia cassandra, ex “polyxena”) specie in rarefazione legata all’aristolochia di Clusio (Aristolochia clusii), sua pianta nutrice. La tossicità della pianta si trasmette anche all’adulto, che tramite la livrea di avvertimento comunica ai predatori che non vale la pena catturarla. Si possono ammirare due esemplari di apollo (Parnassius apollo), il primo siciliano (Madonie), l’altro piemontese (Cogne).

Un’aliena distruttrice di geranei

La quarta contiene una raccolta di licenidi. Interessante risulta il cacireo (Cacyreus marshalli), specie sudafricana segnalata per la prima volta a Gela nei primi anni Duemila da un socio del CEA (prof. Vincenzo Liardo). La larva si sviluppa all’interno di geraniacee coltivate (Pelargonium spp.) danneggiandole, tanto da meritarsi l’appellativo di “peste dei gerani”. Comune è l’icaro (Polyommatus icarus, oggi Polyommatus celina) in cui il maschio è azzurro, la femmina marrone.

cacyreus
Cacireo