I funghi


funghi niscemi

La vetrina raccoglie alcune specie fungine proprie del comprensorio. Si tratta di funghi superiori, cioè evoluti, provvisti di un corpo fruttifero (carpoforo) che porta la parte fertile (quella che produce le spore), detta imenio. Sono soprattutto Basidiomiceti, cioè provvisti di basidio (cellula in cui le spore maturano) e che a loro volta possiamo ripartire in Imenomiceti e Gastromiceti.

 Nella metà sinistra esempi di Imenomiceti, alcuni con corpo fruttifero munito di cappello e gambo, altri con gambo ridotto o assente. In alto a sinistra, alcuni esempi di funghi a cappello e una sezione essiccata di boletacea (Boletus luridus). Sotto, alcuni ganoderma (Ganoderma spp.), noti per la lucentezza del cappello e alcuni funghi a mensola (Phellinus spp.), funghi di consistenza dura, suberosi. In alcol, un satirione (Phallus adriani), che per l’aspetto fallico è entrato nella tradizione popolare come simbolo di fecondità.

Nella parte destra esempi di Basidiomiceti Gastromiceti. In alto, il cosiddetto tartufo dei poveri (Pisolithus arhizus) la cui gleba si risolve in una massa polverulenta. Molto comune nei suoli sabbiosi, ove spesso raggiunge notevoli dimensioni presentandosi aggregato o solitario. Nella parte centrale, il caratteristico fungo stellato (Astraeus hygrometricus), specie molto sensibile alle variazioni di umidità, perciò è noto anche col nome di fungo igrometrico (col tempo secco si chiude).

fungo stellato
Fungo stellato, particolare presente nella vetrina dedicata ai funghi

Sulla sottostante mensola, in liquido conservante, si osserva una spugnola (Morchella cf conica) ed una elvella crespata (Helvella crispa), dei terreni boscati sabbiosi. Le spugnole comprendono specie commestibili (solo dopo bollitura); esse traggono il nome dalla conformazione del cappello (più propriamente chiamato mitra) di forma alveolare e cerebriforme, che ricorda il favo di un alveare o una spugna. Le elvelle presentano una mitra di forma irregolare, ondulata e lobata; diverse specie contengono micotossine che ne sconsigliano il consumo. 

Si può osservare anche un piccolo tartufo (Tuber aestivus) raccolto nella Sughereta di Niscemi grazie al fiuto di un cane appositamente addestrato, a cui si deve anche il ritrovamento nel contiguo Bosco di Santo Pietro di Tuber panniferum.